Dave Eggers – L’opera struggente di un formidabile genio.

Premessa: non so se questo libro mi sia piaciuto o meno. Per certi aspetti ho trovato interessante lo stile, come se l’autore vomitasse letteralmente parole sul lettore ma ne venisse catturato, quasi come da una spirale di fatti, pensieri, ossessioni dalla quale non poter fare a meno di staccarsi, difatti, una buona prima metà del libro l’ho fatta fuori in un pomeriggio. Ho amato il modo in cui viene trattata la tragica vicenda familiare, il rapporto di Eggers col fratello Toph, cui si ritrova a fare da padre a poco più di vent’anni. Mi è anche piaciuto il modo in cui si narra di “Might”, rivista underground dei primi anni Novanta di cui l’autore fu cofondatore, le idee, l’ottimismo esagerato di una generazione ormai passata, e, questo fermento, questa voglia di fare forse le ritroviamo così amplificate per l’ultima volta a livello storico. Mi sono piaciute le citazioni anni Novanta: Mtv. “The Real world”, la musica, immaginare il contesto del periodo.

Però.

Sinceramente alla fine, dopo aver letto l’ultima pagina, il libro  mi ha lasciato un senso di insoddisfazione, un’antipatia effettiva per l’ego eccessivo di chi scrive (al di là dello stile, come ho già detto interessante) e dopo un pò, non l’ho più tollerato. In definitiva, non mi aspettavo di finirlo con così grande stanchezza. Troppo. Parere personale, ovviamente.

Wu Ming – L’invisibile ovunque

Sono in piena fase bulimica, per quanto riguarda la lettura. Questa fase consiste nel prendere un libro dalla mia (fortunatamente) fornita libreria, leggerlo rapidamente, posarlo, prenderne un altro e così via.

In questa fase di letture compulsive, mi sono imbattuta nell’ultima fatica di Wu Ming, “L’Invisibile ovunque”, felice regalo di Natale. E’ un libro diverso da quelli cui siamo abituati a leggere, diverso non tanto lo stile quanto la costruzione dello stesso.

Innanzitutto è breve, poco più di 200 pagine; è diviso in quattro racconti e non è un libro corale, nel senso che ogni racconto è stato scritto da un autore diverso, sebbene si noti un effettivo filo conduttore tra loro: le vicende trattano infatti temi e personaggi legati alla Grande Guerra e, per un’appassionata di storia contemporanea come me, proprio l’ideale. Chi si aspetta però un romanzo storico “classico” sbaglia. La guerra è narrata attraverso punti di vista alternativi, i personaggi tendono a elaborare strategie personali per sfuggirvi a modo proprio: chi arruolandosi negli Arditi, dopo un primo momento di guerra di trincea, chi elaborando modi e atteggiamenti nonsense (parliamo di Jacques Vache e Andre Breton, esponenti del surrealismo francese) per ottenere una sorta di libertà perlomeno intellettuale rispetto a quello che è il conflitto, cercando di impedire, quindi, che le macabre vicende dello stesso, abbiano la meglio sulla psiche degli uomini. C’è chi finge di impazzire, per sfuggire all’orrore delle trincee (pratica abituale all’epoca) e chi, in questo tentativo resta imbrigliato poichè impazzisce sul serio (ma sottile è il confine tra la follia reale e quella presunta).L’ultimo racconto è un Mockumentary, ossia la storia presentata come reale (con tanto di documentazione) del soldato-artista, Francesco Bonamore, mai esistito. Non nascondo che, dopo aver letto le prime pagine dello stesso, ho cercato in rete notizie biografiche su di lui e sulle sue opere, talmente credibile risulta la costruzione della sua storia che cita anche documenti d’archivio sia reali che inesistenti.

Il romanzo va letto in chiave allegorica, la vicenda storica non è protagonista ma va letta ed  interpretata in senso  universale attraverso i quattro racconti. La guerra come orrore cui si cerca di sfuggire, la storia, nel bene e nel male, basata sempre sulle piccole/grandi miserie umane. Qui sta la grandezza di questo libro che ci permette di superare l’enorme vicenda nella quale si snodano gli argomenti trattati, a favore dell’ approfondimento di temi e fatti apparentemente (ma non) minori. Sono gli uomini a fare la storia. L’universalità del tema sta in appunto in questo.

Wu Ming – L’invisibile ovunque (Einaudi Stile Libero/Big; 216 pp; 17,50 €)